Sequenziato il genoma del pesco: identificati 28.000 geni, migliorerà qualità e resistenza della pianta
Un consorzio internazionale guidato dall’Italia, The International Peach Genome Initiative (Ipgi), ha sequenziato il genoma del pesco e pubblicato sulla rivista Nature Genetics la sequenza completa. Dai 28.000 geni identificati, arrivano indicazioni importanti per aumentare la qualità e la resistenza alle malattie di un frutto di cui l’Italia è secondo produttore mondiale.
Sequenza di qualità
I ricercatori hanno ottenuto una sequenza di alta qualità di cui il 99,3% è posizionata sui cromosomi della specie.
Del gruppo di ricerca ha fatto parte Francesco Salamini del Parco Tecnologico Padano di Lodi e presidente della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige.
Il genoma del pesco
Lo studio fornisce una dettagliata panoramica delle regioni funzionali del genoma del pesco individuando 27.852 geni tra i 230 milioni di nucleotidi (1/3 di quelli del melo e 1/13 di quello dell’uomo).
I caratteri interessati
Tra questi, 672 geni correlati non solo ai caratteri di qualità (maturazione, aroma, contenuto zuccherino), ma anche alla forma della pianta e del frutto. Un importante risultato scaturito dalla ricerca riguarda l’individuazione di circa un milione di varianti genetiche (marcatori molecolari). Che hanno consentito di condurre uno studio dettagliato sulla biodiversità nel pesco e specie affini. E di ricostruire la storia evolutiva di questa pianta.
Partnership Italia-Usa
Il progetto è nato in Italia nel 2005 con il progetto Drupomics. E poi sfociato nel 2008 in una partnership Italia-Usa. Ha visto la partecipazione anche di istituzioni cilene, spagnole e francesi per un totale di 53 ricercatori appartenenti a più di 20 istituzioni.
Ignazio Verde
In cabina di regia Ignazio Verde del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura – Centro di Ricerca per la Frutticoltura di Roma, Michele Morgante dell’Istituto di Genomica Applicata e dell’Università di Udine.
Un Nobel italiano
Francesco Salamini ha ricevuto lo scorso anno il prestigioso premio Internazionale Galileo Galilei. Considerato il Premio Nobel Italiano. Allo scienziato di Castelnuovo Bocca d’Adda, ancora innamorato della sua Bassa, il riconoscimento è stato consegnato lo scorso 6 ottobre, presso l’Aula Magna dell’Università di Pisa, il premio Galileo Galilei per le Scienze Agrarie.
Dai Rotary Club italiani
Promosso dai Rotary Club italiani, vanta una giuria internazionale che, all’unanimità, ha riconosciuto il valore dell’esperienza scientifica del professor Salamini. Che, dopo aver lavorato e guidato per diversi decenni centri di ricerca in tutto il mondo, si è dedicato a far entrare anche il Lodigiano nel gotha della scienza. Mettendo il suo prestigio al servizio del progetto del polo di Lodi.
Francesco Salamini |
Cervelli in rete
«Quando è nata – ricorda Luigi Tarenzi, l’altro padre del Parco Tecnologico – l’idea di realizzare a Lodi, assieme all’Università, anche un centro di ricerca innovativo nel settore agroalimentare, ho telefonato a Colonia, dove avevo saputo che un lodigiano era direttore generale di uno dei più prestigiosi centri di ricerca tedeschi. Era Francesco Salamini, il quale si è subito detto disponibile a contribuire al progetto. Dopo esserci incontrati di persona al Centro di Ricerche di Stezzano, a Bergamo, mentre lavorava con i suoi ricercatori nei campi sperimentali di mais, con tanto di cappellone di paglia e stivaloni, cominciammo a collaborare per dar vita al Parco Tecnologico e per farlo essere, come disse lui «una cosa innovativa per l’Italia, come si fa nei paesi del mondo più avanzati».
Rientro in Italia
Francesco Salamini è quindi rientrato in Italia per diventare direttore scientifico del nascente Parco Tecnologico Padano riuscendo, anche grazie alla sua fama internazionale, a richiamare ricercatori italiani ‘fuggiti’ a Colonia, ad Uppsala, a Guelph, nel Minnesota, a Montpellier, a Oxford. , E, con loro, arrivando a costruire un centro ricerche di primo piano a livello internazionale. Oggi il Parco di Lodi è protagonista in ben 21 progetti europei. Che sono svolti in collaborazione con oltre 140 centri di ricerca sparsi in tutto il mondo. Molto di questo è stato reso possibile proprio grazie a Salamini. Che ha ora lasciato la direzione scientifica di Cascina Codazza all’inglese John Williams, prima capogruppo di ricerca al Roslin Institute in Scozia. Proprio a sottolineare la vocazione internazionale impressa al centro di ricerca lodigiano.