Agroalimentare, cresce export regionale in Cina: + 27%, carne lombarda + 558%
Focus sui rapporti commerciali e sicurezza nell’agroalimentare tra Cina e Italia oggi a Milano, grazie a Promos (Azienda speciale per l’internazionalizzazione, Camera di commercio di Milano), Assessorato all’Agricoltura di Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Agenzia per la Cina, che hanno organizzato, presso la Camera di commercio, il seminario ‘China-Italy food safety forum – la sicurezza dei prodotti agroalimentari nelle relazioni Italia-Cina‘. Tra i presenti ai lavori, Tra i presenti ai lavori, oltre all’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava e a Carlo Franciosi, Membro di Giunta della Camera di Commercio di Milano, il vice Presidente della Chamber of Commerce for Import & Export of Foodstuffs, Native Produce and Animal by-products, mrs Yu Lu; il Console Economico Commerciale a Milano, Li Bin; il Vice direttore generale del Ministero del Commercio della Repubblica popolare Cinese – Mofcom, Jiang Fan.
RECIPROCITÀ NEL RISPETTO DELLE REGOLE – “Guardando ai dati dell’interscambio commerciale – ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava, nel corso del suo intervento al forum – quello cinese per noi è un mercato con cui confrontarci, sulla base del rispetto della reciprocità nelle regole. Da un lato, perché siamo un mercato facilmente ‘permeabile’ dai prodotti stranieri, ma abbiamo, d’altro canto, una produzione di qualità ed eccellenza, con delle specificità che hanno avuto storicamente maggiori problemi di penetrazione in alcuni mercati rispetto al tema della ‘conoscenza’ e dell’affermazione di marchi e produzioni tipiche”.
RAPPORTI DIRETTI ANCHE CON PAESI ASIATICI – Anche per questo, ha aggiunto l’assessore, “come Lombardia, occorre interloquire direttamente con la Cina, proprio in virtù della specificità di produzioni che, in una fase di contrazione sul mercato interno, devono trovare nuovi sbocchi commerciali a condizioni di reciprocità nel rispetto delle regole”. Perché, se in Italia “è entrato di tutto, non altrettanto è accaduto nell’export sui mercati esteri”.
“Vengo da una lunga battaglia contro la contraffazione – ha proseguito il responsabile regionale dell’Agricoltura in riferimento al suo precedente impegno parlamentare -, che causa un danno enorme, se pensiamo che sui mercati mondiali l’elusione vale decine di miliardi di euro. Dobbiamo convincere i consumatori che soltanto i prodotti realizzati qui sono italiani. Di certo, quelli fasulli non dovranno essere più sostenuti con fondi pubblici”. E ancora: “I consumatori in giro per il mondo, che acquistano prodotti contraffatti pensando di acquistare eccellenze agroalimentari lombarde, devono sapere che non comprano italiano: un trend che si può invertire solo con l’etichettatura e la tracciabilità”.
“Un tema, quello del sostegno e della tutela dei marchi, in particolare al di fuori del mercato continentale – ha concluso l’assessore – sensibilmente oneroso dal punto di vista economico e per il quale il presidente della Regione ha indicato di voler intervenire al più presto con azioni specifiche, in collaborazione anche con il sistema camerale, a sostegno delle produzioni locali”.
PRODOTTI NAZIONALI SEMPRE PIÙ DIFFUSI – Il 2012 è stato un anno da ricordare per l’export alimentare nei mercati asiatici e, in particolar modo, in quello cinese. Stando ai dati forniti dalla Coldiretti, le esportazioni alimentari nel Paese asiatico sarebbero cresciute del 27 per cento, facendo registrare una spinta record sulle tavole cinesi, dove i prodotti italiani sono sempre più diffusi.
Considerando i prodotti tipici, l’Italia è il primo fornitore di cioccolato (con una quota di mercato del 40,3 per cento), mentre è seconda nelle esportazioni di pasta (18,8 per cento), olio d’oliva (21,6 per cento) e spumante (12,2 per cento); è terza nelle esportazioni di acque minerali (14,2 per cento), quarta nel caffè (5,1 per cento), quinta nel vino (6,1 per cento) e nei formaggi (3,2 per cento).
Nell’ultimo anno, in particolare, alcuni prodotti hanno registrato incrementi straordinari: la vendita di pasta italiana in Cina, ad esempio, è cresciuta dell’84 per cento, quella dell’olio del 28 per cento, e, ancora, quella del vino del 21 per cento.
LOMBARDIA-CINA: IMPRESE, IMPORT ED EXPORT – Sono 7.937 le imprese individuali con titolare cinese in Lombardia, il 18,8 per cento delle imprese cinesi attive in Italia, in crescita del 7,1 per cento in un anno. Si concentrano a Milano (4.196 imprese, 9,9 per cento nazionale, +7 per cento) e Brescia (1.032, +5,5 per cento). Nel 2012 la Lombardia ha esportato in Cina prodotti alimentari per oltre 18 milioni di euro, registrando una crescita del 84,3 per cento, e importato per circa 71 milioni (+2,9 per cento). L’export si concentra a Milano (36,3 per cento) e Cremona (19,2 per cento), l’import a Milano (47,9 per cento) e Como (16,3 per cento). Nell’export pesano, dopo i prodotti alimentari come caffè, zucchero, condimenti e pasti pronti (35,6 per cento), si trovano la carne lavorata e conservata e i prodotti a base di carne (24,2 per cento); nell’import il pesce (30,5 per cento), i prodotti a base di carne (28,2 per cento), la frutta e ortaggi lavorati e conservati (19,5 per cento).
L’export dei prodotti lombardi legati alla carne è quello che cresce di più: +558 per cento tra 2011 e 2012.
I dati provengono da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati del registro imprese, edizioni Istat 2013, 2012 e 2011.