Tagli a produzione latte su livelli del 2011, Fava: “Necessarie misure a tutela del sistema”
Crisi, l’Italia taglia la produzione di latte di oltre il 3 per cento rispetto ai primi sei mesi del 2012. Dalla Lombardia al Veneto, dal Piemonte all’Emilia, dal Friuli al Lazio alle Marche – spiega la Coldiretti Lombardia su dati Agea – si registrano cali che vanno dal 2 al 10 per cento. “Si tratta di una situazione significativa – dice Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti lombarda – anche perché si è verificata prima dell’estate, stagione durante la quale c’è un ulteriore calo produttivo legato all’influenza delle alte temperature sulle condizioni fisiologiche degli animali”.
SIAMO TORNATI AI LIVELLI DEL 2011 – La disponibilità di latte italiano è tornata ai livelli del 2011 – spiega la Coldiretti Lombardia -: si munge di meno a causa dell’aumento dei costi e della chiusura di diverse stalle, mentre i prezzi delle industrie non sempre riconoscono il valore reale del prodotto: l’ultimo accordo siglato da altre associazioni agricole con Italatte fissa una media di 41,3 centesimi al litro (42 centesimi da agosto 2012 a gennaio 2013) contro una quotazione del latte spot che sfiora i 50 centesimi.
SOTTO LA MEDIA IL CALO IN LOMBARDIA – In Lombardia, da gennaio a giugno, la produzione si è attestata a 2 milioni e 351mila tonnellate con un calo del 2,45% rispetto al 2012, più contenuto rispetto a quello nazionale di oltre il 3% con 5 milioni e 619 mila tonnellate munte. Mentre si è avuto un -2,15% in Emilia Romagna, -2,73% in Piemonte, -5,86% in Friuli, -4,70 in Veneto, -7,86% nel Lazio, -5,40% in Puglia, – 4,89% in Campania e -4,76% in Sardegna. Con il record negativo di una piccola realtà “lattifera” come le Marche che ha segnato un -10,32% rispetto al 2012.
Sempre in Lombardia – spiega ancora la Coldiretti regionale – non c’è una provincia con il segno più. Mettendo a confronto il primo quadrimestre 2013 con quello del 2012: Bergamo segna – 3,8%, Brescia – 2,79%, Como -013%, Cremona – 2,12%, Lecco -6,51%, Lodi -3,35%, Mantova -0,86%, Milano -1,25%, Monza e Brianza -5,10%, Pavia -5,42%, Sondrio -4,21%, Varese -6,80%.
PRODUZIONE LATTE IN LOMBARDIA PROVINCIA PER PROVINCIA – Le produzioni provinciali da gennaio ad aprile 2013 si sono quindi così attestate: Bergamo 122.633 tonnellate, Brescia 418.845, Como 12.519, Cremona 396.707, Lecco 7.214, Lodi 147.059, Mantova 300.167, Milano 95.898, Monza e Brianza 4.577, Pavia 36.231, Sondrio 16.532, Varese 13.219.
LA LETTURA DEI DATI DI FAVA, ASSESSORE AGRICOLTURA REGIONE LOMBARDIA – “Dai dati di Agea sulla produzione di latte del primo semestre 2013, che registrano, da gennaio a giugno, una flessione di oltre il 3 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, emerge chiaramente una situazione di difficoltà, in cui gli allevatori risultano vittime di più fattori. Se nulla si può fare per intervenire sui prezzi di un libero mercato, ancora una volta mi trovo a sollecitare il Governo a prendere in mano la situazione e dare volto a una politica, che metta le imprese agricole e zootecniche in condizioni di produrre“. È l’appello dell’assessore all’Agricoltura della Lombardia Gianni Fava, a fronte dei dati Agea sulla produzione di latte nei primi sei mesi dell’anno.
“Quando leggiamo che la produzione lombarda si è fermata a 2,351 milioni di tonnellate di latte, perdendo il 2,45 per cento su base tendenziale, – prosegue Fava – dobbiamo preoccuparci e richiamare l’attenzione non solo del Ministero delle Politiche agricole, ma di tutto l’Esecutivo”.
APPRENSIONE PER L’OCCUPAZIONE – L’assessore lombardo all’Agricoltura teme che questa situazione possa innescare rimbalzi negativi sull’intera filiera lattiero-casearia, anche sul piano occupazionale.
“Le imprese hanno bisogno di ossigeno, di ritrovare competitività, di poter contare su un sistema-Paese che le
accompagni nella valorizzazione del prodotto, compreso l’export delle eccellenze casearie” sottolinea Fava.
“Tale arretramento ai livelli del 2011 rischia di porre altre imprese fuori mercato – insiste Fava – e proprio in quest’ottica andava interpretata la richiesta degli assessori delle Regioni del Nord Italia al Ministero delle Politiche agricole di concedere nuovamente ai produttori la deroga introdotta dalla legge 166/2009, per consentire una diminuzione della trattenuta sul latte fuori quota”.
NOSTRA AZIONE DI STIMOLO NON SI FERMA – “Nessuna volontà di favore verso alcuni o punitiva verso altri – ha osservato Fava -, ma semplicemente un atto di buon senso nei confronti di tutti gli allevatori, per evitare quanto appunto si sta verificando e cioè la chiusura di stalle per mancanza di futuro”. L’assessore Fava annuncia “di proseguire con azioni di sensibilizzazione verso il Ministero, il Governo e, se necessario, anche direttamente a Bruxelles, per consentire a tutte le imprese zootecniche e alla filiera del latte di affrontare lo scenario del libero mercato, previsto per il 1 aprile 2015, in una condizione di competitività con il resto dell’Europa”.