Buitoni-Cremonini: insieme per dare valore al sistema agroalimentare italiano
Le riflessioni promosse oggi dall’incontro “Le risorse che non ti aspetti sul Made in Italy” tenutosi a Milano a Villa Necchi – Campiglio, su iniziativa del gruppo Nestlè – Buitoni hanno permesso di affrontare da diversi punti di vista il tema delle risorse del Made in Italy e del valore della filiera agroalimentare italiana come punti di forza su cui fare leva per creare sinergie e fare sistema in un momento di crisi generalizzata come è quello attuale.
In un periodo di grande crisi economica per il Paese come quello attuale, è importante fare sistema al fine di poter contribuire a dare sostegno all’economia. Un impegno concreto, quello di Nestlé Italia per i suoi prodotti, che nasce già dall’acquisto di materie prime da fornitori in Italia per un valore complessivo di circa 100 milioni di euro e prosegue con l’utilizzo da parte di Buitoni di carne di manzo 100% italiana. Ciò significa che tutti i bovini impiegati per la produzione nelle diverse referenze di pasta ripiena fresca Buitoni, risponderanno ai requisiti di una catena di fornitura al 100% italiana, ovvero saranno capi nati, allevati e macellati in Italia.
Buitoni è un marchio simbolo della cucina italiana contemporanea: italiane sono le ricette e gli chef che le elaborano a Casa Buitoni; italiane sono le persone che lavorano ogni giorno a Milano, sulle linee produttive in Piemonte e in Campania per assicurarne la qualità, la sicurezza, il successo.
“L’importanza dell’accordo con Cremonini va al di là del valore economico. E’ un simbolo che rappresenta il nostro impegno per l’Italia nel restituire valore al territorio, alla filiera, all’immagine del Made in Italy” ha proseguito Wencel. “Per questo, ha infine concluso, “Acquistare le nostre materie prime in Italia, in un momento come questo, significa infatti agire concretamente per fare sistema e dare il nostro contributo alla creazione di valore aggiunto nel Paese e per il Paese”.
Un accordo quindi tutto “tricolore”, all’insegna della qualità e del Made in Italy, quel Made in Italy agroalimentare che vale all’estero 30 miliardi di euro, affiancato però da 60 miliardi di euro di contraffazioni e imitazioni che, paradossalmente, è stato rilevato nel corso dell’incontro, rappresentano il segno della validità e della richiesta del mangiare italiano nel mondo ma anche – come ha sottolineato il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, “l’incapacità di accompagnare il nostro mercato nel mondo, un mondo globale in cui anche una nicchia può diventare una cattedrale grazie al nostro ingegno”.