A Mantova aumentano i predatori del Po, #fishwars
MANTOVA – Il campo di battaglia è fatto d’acqua. Il Po, il Mincio, i laghi di Mantova. Ormai persino i canali. Da una parte i predoni, che escono in barca di notte, con reti lunghe chilometri. Dall’altra gli uomini della Vigilanza ittico venatoria della Provincia di Mantova. Anche le loro uscite notturne sono sempre più frequenti.
“In alcuni periodi usciamo anche tre volte a settimana – racconta Roberto Malagoni, il coordinatore degli agenti – stiamo tenendo dei ritmi impossibili. Ma bisogna pur farlo”.
“Il vero problema non sono i tanti pescatori amatoriali – spiega Lucio Andreoli, responsabile del Servizio faunistico venatorio della Provincia – ma chi pesca con le reti quintali di pesce, violando ogni regolamento, e lo carica su furgoni frigo per poi venderlo, sui banchi dei mercati di Milano e Varese e nell’est Europa. Negli ultimi anni sono sempre di più, sui laghi di Mantova e sul Po. Da qualche settimana, siamo costretti a monitorare anche i canali”.
Sui laghi di Mantova, dal febbraio 2014 a oggi, sono stati sequestrati 16 chilometri di reti, sei barche e 140 quintali di pesce, soprattutto grosse carpe e qualche siluro. Pesci che fuori d’Italia, come in Romania, Austria e Ungheria, sono considerati pregiati.
Grazie ai controlli della Vigilanza, dei volontari della Fipsas e delle Guardie ecologiche volontarie del Parco del Mincio, in città va un po’ meglio, ma sul Po la situazione resta critica. Si stima che soltanto sull’asse mantovano del fiume (86 chilometri) siano circa 150 i pescatori di frodo attivi, soprattutto dell’Europa dell’est, organizzati in otto bande che si spartiscono il corso d’acqua, con un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro.
“Servirebbe un coordinamento di forze – dice l’assessore provinciale alla pesca Alberto Grandi – , e dovrebbero essere le quattro Regioni interessate a occuparsene“. Ma invece di intensificare gli sforzi, si stanno tirando i remi in barca: con la riforma delle Province, la competenza della vigilanza ittico venatoria passerà alla Regione e non si sa che fine faranno i tredici agenti.
Intanto, in queste notti di Primavera, prosegue la battaglia tra chi cerca di far rispettare la legge e quelli che sono stati definiti “i predoni del Po“. Della vicenda si è occupata anche la socia di Arga Lombardia Liguria Sabrina Pinardi in un interessante reportage pubblicato sul Corriere della Sera