Contraffazione Made in Italy,corso giornalisti Arga-Coldiretti fa il pieno
La qualità e la sicurezza degli alimenti italiani è universalmente riconosciuta e per questo sfruttata attraverso l‘italian sounding che, da solo, fattura 60 miliardi di euro l’anno a fronte dei circa 30 raggiunti dall’export dei prodotti italiani nel mondo.
Ciò che desta maggiore stupore è che le imitazioni dei prodotti italiani sono concentrate e proliferano in Paesi avanzati e non certo in via di sviluppo: Usa (il 99 per cento dei formaggi americani riporta nomi italiani), Canada, Australia, India. L’altra sorpresa viene dal fatto che molti prodotti “tarocchi” sono addirittura made in Ue e dunque senza alcuna tutela per l’Italia che è uno de gli Stati membri.
Il caffè Mafiozzo (Bulgaria), la Sauce Maffia (Belgio), i tortelloni con polenta (Austria), la Zottarella (Germania), il Barbera Bianco e il Salami Genova (Romania), il Salame Toscana (Danimarca) sono alcuni dei cattivi esempi di danno al Made in Italy.
“Il Fernet Mafiosi fatto in Germania è anche lesivo della nostra immagine. Ci vuole una legislazione che in Europa non c’è” ha affermato Rolando Manfredini, responsabile sicurezza alimentare di Coldiretti, intervenuto al primo corso di formazione organizzato dall’associazione di giornalisti agroambiente e food Arga Lombardia Liguria e Coldiretti Lombardia che si è tenuto al Circolo della Stampa di Milano.
Il titolo già anticipava i contenuti del momento di approfondimento: “Cosa c’è nel piatto? Sicurezza alimentare, contraffazione e ruolo dell’informazione” .
Tra i relatori l’assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia Gianni Fava (a destra nella foto), il presidente di Coldiretti Lombardia e vice presidente Coldiretti nazionale Ettore Prandini, Attilio Barbieri, giornalista e blogger (www.italiainprimapagina.it) già fondatore di etichettopoli.com che parlerà del tema delle etichette dei prodotti alimentari, Fabio Benati, presidente Arga Lombardia Liguria, che ha illustrato alcuni aspetti della deontologia del giornalismo agroalimentare e i contenuti del Protocollo Regione Lombardia – Padiglione Italia Expo 2015 – Unaga in materia di informazione corretta in ambito agroalimentare.
La giornata è stata introdotta dai saluti del presidente del Circolo della Stampa di Milano, Daniela Stigliano.
“Il sistema di allerta italiano – ha sottolineato Manfredini – offre il 184 % di controlli in più rispetto agli altri Paesi europei e il cibo italiano è il più sicuro al mondo, con residui chimici dieci volte inferiori agli altri Paesi Ue, secondo i dati dell’Efsa (Autorità europea di sicurezza alimentare). L’80 per cento degli allarmi alimentari segnalati dal sistema di allerta rapido Rasff dell’Unione europea vengono da Paesi extraeuropei. Gli episodi che hanno suscitato maggior scalpore, in passato sono stati i casi di fenilbutazone (un potente farmaco analgesico e antinfiammatorio usato per curare i cavalli sportivi) ritrovato nella carne di cavallo alimentare, scandalo che coinvolse una ventina di Stati. In quel caso non si riuscì a capire da dove veniva e come era stata trattata quella carne, il che la dice lunga sulla necessità di una filiera corta. Ma abbiamo avuto anche la diossina nei polli e nei mangimi”.
Nel frattempo, conviviamo con Parmesan e Prosecco russi (con scritte in cirillico), San Daniele canadese, Chianti bianco svedese, Firenza Salami (Germania), Chapagetti coreani che Coldiretti ha esposto nel proprio padiglione a Expo e ha documentato con la proiezione di immagini della mostra “Falsi e rifalsi” .
“Solo in Lombardia – ha ricordato l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia, Gianni Fava – vengono fatti ogni giorno 20 mila controlli campione di latte, quanti non ne riesce a fare la Lituania in un anno”.
Tuttavia è notizia di questi giorni l’ipotesi – rimandata a settembre – della possibilità di produrre formaggi con latte in polvere che l’Ue si accingerebbe ad autorizzare. Una vera e propria sciagura per il comparto latte italiano e contro la quale Coldiretti ha organizzato una raccolta di firme alla quale ha aderito anche Arga Lombardia Liguria.
In questo senso Rolando Manfredini, responsabile sicurezza alimentare Coldiretti, ha ricordato che “Con un kit si può fare un Barolo in 28 giorni”.
Del resto, “Nove tipologie di prodotto su dieci che troviamo nella grande o piccola distribuzione non hanno l’indicazione del Paese di produzione” ha spiegato Attilio Barbieri, giornalista e blogger: “Dal 13 dicembre 2014 il recepimento del nuovo regolamento europeo sull’etichettatura non obbliga più a indicare lo stabilimento di produzione”. Con la conseguenza che, ad esempio, il taleggio della Valsassina potrebbe essere prodotto in Slovacchia e il prosciutto italiano in realtà sia ottenuto con carni bulgare e confezionato a Siracusa.
Fabio Benati ha messo in evidenza quali sono i doveri deontologici dei giornalisti e l’impegno assunto da Unaga (Unione Nazionale delle Associazioni Giornalisti Agricoltura, Alimentazione, Ambiente, Territorio, Foreste, Pesca, Energie Rinnovabili, Gruppo ufficiale di specializzazione della FNSI – Federazione Nazionale della Stampa Italiana), di cui Arga Lombardia Liguria fa parte, per garantire ai consumatori un’informazione corretta sui temi dell’agroalimentare e per denunciare i casi di ‘Italian sounding’, alterazione, adulterazione e contraffazione. Temi che si connettono con lo spirito della Carta di Milano e che sono al centro del Protocollo d’Intesa soglato lo scorso 1 aprile a Palazzo Lombardia tra Unaga (e Arga Lombardia Liguria), Padiglione Italia Expo 2015 e Assessorati all’Agricoltura e all’Expo della Regione Lombardia.
“La Germania non applica all’agrolimentare la stessa politica seguita per il settore industriale – ha detto Ettore Prandini-; guai a imitare un marchio come la Mercedes o l’Audi. Però siccome i tedeschi non hanno qualità per l’agroalimentare, allora lì il comportamento cambia. Per non parlare della sicurezza, basti dire, come denunciato da una stessa inchiesta di Der Spiegel, che negli allevamenti locali di suini si fa largo uso di antibiotici”.
Prandini ha evidenziato che le distorsioni sono presenti anche nel sistema agroalimentare del nostro Paese. “C’è anche il problema dell’italian sounding ‘italiano’, aziende che mettono le bandierine di prodotti fatti all’estero e distribuiti in Italia” ha precisato. Oltre a questi, ci sono i danni provocati dalle agromafie, che “fatturano circa 15,4 miliardi l’anno, ai quali si aggiungono i profitti dei circa 5 mila ristoranti italiani in mano alla criminalità organizzata” come evidenziato dall’Osservatorio Coldiretti la cui attività è coordinata dall’ex procuratore Giancarlo Caselli.
Gli altri appuntamenti con i corsi Arga Lombardia Liguria e Coldiretti, in programma dopo la pausa estiva, approfondiranno i temi del TTIP , il Trattato Transatlantico di libero scambio tra Stati Uniti e Unione europea, Transatlantic Trade and Investment Partnership, che rischia di far affondare il ‘Made in Italy’ , ‘Il futuro del latte, scenari post quote e competitività del sistema lombardo’, ‘Globalizzazione e localismi: il valore del prodotto tipico nell’economia globale e il ruolo dell’informazione’, ‘Innovazione e ricerca nel settore agroalimentare: le sfide da vincere’.