A Corte Nigella di Felonica (MN) il gusto per la letteratura incontra le culture dei sapori
Ci sono almeno tre ragioni, forse quattro, per approfittare di questa temperatura mite – quasi primaverile – e regalarsi una splendida escursione nelle campagne del Basso Mantovano, nel cuore delle Terre Matildiche.
LA PRIMA E’ UN ROMANZO, “INFINITO” – La prima è di estrema attualità: oggi alle 17 nell’imponente cornice settecentesca di Palazzo Cavriani, lo scrittore Rodolfo Baldassarri presenterà “Infinito”, il suo secondo romanzo che fa parte della trilogia “Il filo rosso del destino”. I protagonisti della storia sono Valerio e il suo antenato Roberto. Attraverso un vecchio manoscritto, Valerio scopre l’esistenza di un’antica maledizione che incombe da secoli sulla sua famiglia. “Infinito” è il racconto di un viaggio senza confini, che ripercorre il segreto della creazione. Questo romanzo si può definire una storia d’amore che non conosce i limiti, né del tempo e né degli uomini. Il romanzo è ambientato in Maremma, in quei territori che erano anche i domini della Contessa Matilde di Canossa. Nel corso dell’incontro di sabato, lo scrittore darà un’anticipazione anche del terzo e conclusivo romanzo della trilogia “Come le onde”, dove i “cari amici dell’Oltrepò Mantovano si ritroveranno protagonisti”.
Interverranno Annalisa Bazzi e Dante Maestri, rispettivamente sindaco e vicesindaco di Felonica, Marco Giavazzi, sindaco di San Benedetto Po, Luigi Lui, direttore di Sermidiana e Giovanni Fabiano, Editore.
LA SECONDA E’ UNA CENA A TEMA, CON L’AUTORE – Per questa occasione Germana, chef e Maître à penser (et à manger) dell’agriturismo Corte Nigella (Via Argine Valle, 75 – Felonica ha ideato una cena intitolata “I sapori delle Terre di Matilde”, questa sera, con inizio alle ore 20.30 prenotabile chiamando lo 0386 66222 o 3384057185 (utile anche per chi desiderasse fermarsi e pernottare) .
Il menu prevede un tagliere di sapori locali, i tradizionali tortelli di zucca al burro e salvia, il Risotto al “tastasal”, i Bigoli al torchio con le sarde, e per finire i turtei sguasarott e la immancabile Sbrisolona.
Alla serata interverrà Rodolfo Baldassarri, autore di “Infinito”.
A PROPOSITO DI STORIA E DI CULTURA DEI SAPORI – “Se ciama tastasal quela parte del masenado de mas-cio pi tenera che la vigneva butà su la gradela e tastà par controlar che ghe fusse bastansa sal, ma anca pearo e altre spessie in sto paston del salado. El nome el riva da lì. Altro discorso l’e quelo del risoto che se parecia butando insieme col desfrito de seola sta specie de pasta de salado tenera e consà e dopo cusinando el risoto; piato tipico pi che altro de Verona e zone intorno” . (Si chiama Tastasal quella parte del macinato – da cui poi si ricavava il salame – la più tenera, che veniva utilizzata per controllare che l’impasto fosse salato al punto giusto. Altra cosa il risotto che si prepara proprio impiegando questa pasta di salame, un piatto tipico della zona di Verona e dintorni).
Il “risotto al Tastasal “ che Germana di Corte Nigella propone è un piatto tipico che le massaie della Bassa Veronese (Isola della Scala, Trevenzuolo e Vigasio) realizzavano per l’appunto con la pasta di salame, chiamata Tastasal così perchè si assaggiava nel risotto per vedere se era “giusto” di sale prima di insaccare i salumi.
LA TERZA E’ UNA MADELEINE- Proust caricava di simboli e rimandi il momento in cui, a distanza di anni, nella sua Recherche riassaporava la Madeleine, quel dolcetto burroso a forma di conchiglia imbevuto nel tè, che non era semplicemente un pezzetto di squisita materia ma l’elemento rivelatore di un passato e dei ricordi che hanno disegnato il vissuto di ciascuno di noi.
E allora come non ricordare le mie antiche radici venete, fatte di donnone dal grembiule indossato quotidianamente e con fierezza, regine incontrastate di cucine dai sapori unici e irripetibili, che con il torchio ricavavano spaghettoni spessi molto conosciuti e apprezzati nelle zone confinanti con la lombarda Felonica. I “bigoli” sono la madeleine della mia infanzia, protagonisti di gite verso parenti lontani che lì, in Veneto, erano rimasti a coltivare le terre e non avevano ceduto alle lusinghe della città e della vita più agiata. Gite che si traducevano nell’attesa di poter riassaporare quel piatto così semplice ma così elegante, delicato ma con un carattere decisamente riconoscibile, così come usciva dalle mani e dalla sapiente esperienza di una tale Clementina, detta Menta per abbreviazione, con il volto sempre sorridente e carico di gioia di vivere.
Quegli stessi bigoli al torchio sono riproposti da Germana questa sera. Un’ccasione che da sola vale il viaggio.
LA QUARTA E’ RESPIRARE LA STORIA – Risale infatti al 944 d.C. il primo documento che parla di Felonica: a quel tempo la terra era palude e il Po era libero e quasi senza argini. Il nome potrebbe avere diverse origini: da ars fullonica, termine latino che indica lavorazione e lavatura della lana allo scopo di renderla morbida, leggera e resistente, o dall’Industria Fullonica (tintoria dei frati benedettini), oppure da fologa o fologinca, uccello di palude tuttora presente sulle rive del Po.
Chi arriva a Felonica non può non visitare la Chiesa della Natività (Quatrelle-Felonica): posta ad estremo oriente della Provincia mantovana, ebbe il suo sviluppo grazie all’Abbazia di S. Maria Assunta, monastero benedettino costruito nel 1074 per volere di Bonifacio Canossa, padre della Contessa. La chiesa, edificata in stile romanico e trasformata nel XV° sec. nelle attuali forme gotiche, divenne, nel XVI° sec., proprietà della famiglia Gonzaga e nel ‘700 fu ceduta all’esercito francese che distrusse la sede abbaziale. La parrocchiale, che ha una particolare posizione a ridosso dell’argine del Po, conserva, ancora oggi, tele e affreschi attribuiti alla scuola di Giotto. (F.B.)
La comunicazione di Corte Nigella è curata, in forma totalmente gratuita, dai giornalisti dell’associazione Arga Lombardia- Liguria (www.argalombardia.eu) che, in segno di solidarietà verso le popolazioni del mantovano colpite dal terremoto del maggio 2012, hanno scelto di donare la propria attività per un anno a favore di questo agriturismo.