“Aiuti UE accoppiati per olio, riso e zootecnia”, e per i nitrati si attende la nuova mappatura
Aiuti UE “accoppiati” per riso, olio e zootecnia e una nuova mappatura lombarda sui nitrati e la loro origine. E’ su questi due pilastri che – secondo la Coldiretti regionale – si gioca buona parte dello sviluppo dell’agricoltura nei prossimi anni in Lombardia. “Non dimentichiamoci – spiega Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti regionale – che produciamo il 42 per cento del latte italiano, che abbiamo il 45% del patrimonio suinicolo nazionale, per il quale va previsto un capitolo specifico degli aiuti accoppiati, e che fra Pavia, Milano e Lodi ci sono quasi 90 mila ettari coltivati a riso che rappresentano poco meno della metà di tutta la produzione nazionale. Mentre fra i laghi di Garda, Iseo e Lario possiamo anche contare su una produzione di olio di alta qualità”.
Nel 2013 la Lombardia ha raccolto circa 60 mila quintali di olive e ha spremuto quasi 850 mila litri di olio. “Le nostre non sono produzioni di massa che spingono sulle quantità – aggiunge Prandini – ma è sulla qualità che hanno la loro carta vincente, per questo devono essere sostenute anche con le risorse della Pac”.
Ieri l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia Gianni Fava ha incontrato i presidenti e i direttori dei sindacati agricoli (Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Copagri, Confcooperative, Legacoop) sul tema della Pac. In questo ambito è stata raggiunta la decisione condivisa circa la necessità che la maggior parte delle risorse erogate con la formula accoppiata (legata cioè alla produzione), che rappresentano il 15 per cento del budget comunitario assegnato all’Italia, siano destinate alla zootecnia e al riso, produzioni tipiche del territorio lombardo e della Macroregione agricola del Nord. Un’intesa che risponde, appunto, alle esigenze del comparto primario lombardo, che produce il 42 per cento del latte, della carne suina e del riso ‘made in Italy’.
FARE IN FRETTA SU RIPARTIZIONE RISORSE – Condivisa dai sindacati agricoli anche la necessità, sottolineata in apertura dell’incontro dall’assessore Fava, “di arrivare in fretta a un accordo sulla ripartizione delle risorse e delle linee principali, in modo da non abbandonare le imprese agricole, considerato ormai che il contributo Pac è parte integrante del reddito aziendale”. Fava ha ribadito la propria disponibilità “a farsi carico di portare una posizione lombarda sui temi rilevanti della Pac: l’agricoltore attivo, la black list, i giovani, elementi in grado di creare una forte identità alla prima regione europea in termini di produzione agroalimentare”.
RICONOSCIUTO IMPEGNO DELLA REGIONE – Il confronto con i sindacati agricoli della Lombardia prosegue, “affinché si possa definire il prossimo Programma di sviluppo rurale, nell’attesa che il Ministero delle Politiche agricole sciolga le proprie riserve – ha detto Fava -. Vogliamo accelerare al massimo”. Un impegno, quello dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lombardia, che è stato riconosciuto da tutti i rappresentanti del mondo agricolo lombardo. La missione è quella di sostenere il settore primario in un processo di evoluzione che vede sempre più gli imprenditori agricoli confrontarsi con il mercato e il ricambio generazionale, una delle grandi sfide del futuro.
E in attesa che si definisca il prossimo programma di sviluppo rurale, secondo la Coldiretti Lombardia è strategico che venga definita una volta per tutte la situazione dei nitrati, con lo studio sulla loro vera origine e la corretta definizione delle aree vulnerabili considerando anche gli scarichi dei centri abitati e delle industrie.
“Siamo stati i primi e, fra le associazioni di categoria, purtroppo anche gli unici a contrastare le lobbies che in Italia e a Bruxelles volevano affossare l’agricoltura del nord Italia usandola da comoda scusa per non toccare le responsabilità di industrie e scarichi civili – spiega Prandini – la Regione ha valutato la correttezza delle posizioni che abbiamo espresso e si è schierata al nostro fianco. Adesso attendiamo che si arrivi finalmente al punto di svolta presentando all’Unione Europea una nuova mappatura basata su riscontri scientifici e non sugli umori di qualche burocrate, come è invece avvenuto più di 20 anni fa”.