Alimentare, pesto a rischio botulino: tutti dimessi i pazienti negli ospedali, negative le prime analisi
Si allentano, sia pure con la dovuta prudenza, le preoccupazioni (e la psicosi) sul caso del rischio botulino emerso nei giorni scorsi in una partita di pesto alla genovese – oltre 14 mila confezioni distribuite in Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana – nel corso di un’azione di autocontrollo effettuata della stessa azienda produttrice, la Bruzzone e Ferrari di Genova – Prà. In pratica, dagli esami effettuati in una partita di pesto era stata riscontrata le presenza di spore potenzialmente in grado di produrre il botulino.
Tutti i pazienti – diverse decine – che si erano rivolti ai nosocomi cittadini e di altri centri liguri, dopo essere stati ricoverati in osservazione, sono stati dimessi.
E anche i primi risultati ufficiosi delle analisi arrivati dall’Istituto superiore della Sanità, hanno escluso, al 95% per cento, la presenza della pericolosa tossina nelle feci e nel sangue dei pazienti e nel pesto “incriminato” appartenente al lotto 13G03 in scadenza il 9 agosto 2013, in gran parte già ritirato dagli scaffali. Un segnale tranquillizzante, che esclude la presenza del botulino, in attesa dei risultati ufficiali definitivi previsti al termine delle 96 ore degli esami di laboratorio. Altri risultati sul pesto sono in arrivo dall’istituto Zoo-Profilattico Piemonte–Liguria e Val d’Aosta.
È quanto è emerso al termine del vertice convocato ieri dall’assessore alla Salute della Regione Liguria Claudio Montaldo (a sinistra, nella foto) con i responsabili del Pronto Soccorso di San Martino, Galliera e Gaslini Paolo Moscatelli, Paolo Cremonesi ed Elio Castagnola. Presenti anche Claudio Viscoli , ordinario di Infettivologia del San Martino e Lorenzo Marensi, direttore del servizio di prevenzione dell’Asl 3. L’assessorato alla Sanità della Regione Liguria rinnova l’appello i cittadini di controllare eventuali confezioni di pesto della ditta Bruzzone e Ferrari in loro possesso che appartengano al lotto “sospetto”, di non consumarle e di consegnarle alla Asl o al negozio o supermercato di acquisto.