Biogas, Fava: bene utilizzo sottoprodotti, non mais. “Nel Psr incentivata crescita agro-energie”
“La diffusione del biogas in Lombardia impone una riflessione equilibrata, senza scadere in allarmismi che potrebbero troppo facilmente suggestionare l’opinione pubblica. Sul tema serve un approccio maturo, ma la direzione che il settore agro-energetico sta imboccando mi sembra corretta. Le linee da seguire dovranno privilegiare sempre di più l’utilizzo di reflui zootecnici, sottoprodotti e biomasse di seconda e terza generazione, per non distogliere risorse destinate alla zootecnia e non innescare pericolose speculazioni sui prezzi degli affitti e delle materie prime”. L’assessore regionale all’Agricoltura della Lombardia Gianni Fava interviene così sul tema delle energie rinnovabili e annuncia che “nel prossimo Piano di sviluppo rurale 2014-2020, verrà incentivata la crescita delle agro-energie, nella misura in cui apporteranno benefici sostenibili per il sistema primario. E in quest’ottica attiveremo un dialogo a livello di Macroregione agricola del Nord, in modo da adottare linee condivise”.
POLITICA COMUNE SU UTILIZZO BIOMASSE – La Lombardia, prima realtà italiana per numero di impianti a biogas (319 nel 2011, fonte: Gse), “si farà promotrice di un coordinamento con le Regioni del Nord – annuncia Fava -, per condividere una politica uniforme sulle energie da fonte agricola ed evitare fenomeni dannosi per gli agricoltori”.
È positivo, per l’assessore Fava, “il ricorso a biomasse vegetali come le colture foraggere diverse dal mais insilato: sottoprodotti della produzione dei cereali, stocchi di mais, stocchi di sorgo, primi sfalci primaverili di coltivazioni erbacee. In una certa misura rappresentano una novità nel mondo della produzione di energia”.
Uno sviluppo più armonico degli impianti di biogas passa attraverso taglie dimensionali più contenute e alla destinazione
consapevole delle biomasse. “Impiegare erba medica nei digestori, un fenomeno che ha coinvolto per fortuna solo qualche operatore, rischia di far impennare ulteriormente il prezzo di un prodotto di qualità, ma destinato ai bovini. Evitiamo di distoglierlo da questa sua naturale funzione alimentare” ammonisce Fava. (Ln)