E adesso…food sharing per strizzare l’occhiolino al carovita
È la nuova frontiera della filosofia del condividere, lo “sharing” dal verbo inglese “to share“. Da tempo si parla di bike sharing e di car sharing. Oggi questo valido strumento per combattere la crisi, abbattere il carovita e vivere meglio diventa “food sharing“. Infatti si tratta di una misura estrema per arginare lo spreco alimentare. Che utilizza come canale preferenziale il web e in particolare i social network.
Fare rete per tutelare anche l’ambiente
Così cittadini e associazioni desiderosi di impegnarsi contro lo spreco o di mettere insieme il pasto quotidiano si incontrano e si mettono in rete risparmiando e tutelando l’ambiente.
Scarti ancora commestibili
Recenti ricerche hanno messo in evidenza che la più alta percentuale di spreco alimentare – tra scarti buttati e via e prodotti in scadenza che finiscono in pattumiera sebbene siano ancora commestibili – si concentra proprio nelle nostre case. E allora torna utile il principio di mettere in comune gli alimenti che non si consumano condividendoli.
Il fenomeno nei Paesi industrializzati
Nei Paesi industrializzati oltre il 40% dello spreco avviene a livello della grande distribuzione. Ma anche nella grande ristorazione e a livello domestico.
Secondo la Commissione Europea lo spreco alimentare nell’Europa dei 27 stati membri corrisponderebbe a 89 milioni di tonnellate, pari a circa 180 kg di cibo gettato per ogni abitante.
Iniziative sul web
Ecco allora che si moltiplicano in rete le iniziative di food-sharing. Si va dalla Food for sharing, che raccoglie alimenti per donarli alle famiglie bisognose, al progetto di food-sharing di Caritas International. Crescono così anche i gruppi su Facebook. E sono di ogni genere e nazionalità. Italiani compresi. Vediamone alcunni esempi per familiarizzare con il tema. Nuovo nell’enogastronomia.
In Germania
In Germania, dove si sprecano a testa 82 kg di cibo l’anno, è nato per privati e aziende il portale foodsharing.de “dividere, anzichè buttare”. Al quale basta iscriversi per partecipare allo scambio. Gli alimenti disponibili, offerti dagli utenti che hanno delle eccedenze, sono suddivisi per città. Per evitare l’organizzazione di trasporti e spedizioni. E catalogati in base alla scadenza.
Sempre nell’area tedesca è stata avviata esperienza del ‘Dinner Exchange‘ che organizza cene con gli scarti alimentari dei mercati: un modo efficace per sensibilizzare i commensali sul tema dello spreco e dimostrare in maniera pratica come degli scarti possono trasformarsi in ingredienti straordinari per deliziosi manicaretti alla portata di tutti.
L’iniziativa anti-spreco è nata grazie alla buona volontà di Sarah Mawes e Sandra Teitge, che alle cene degli scarti – organizzate in un centro dedicato all’arte contemporanea del quartiere di Kreuzberg – invitano una trentina di persone a volta. Per partecipare basta una donazione, destinata a progetti alimentari benefici.
Spreco casalingo
Lo spreco alimentare si genera soprattutto in casa e siamo nell’ordine di 76 Kg pro capite. Lo spreco alimentare medio europeo, però, varia molto fra gli Stati membri: il massimo è raggiunto dall’Olanda con 579 kg, il minimo dalla Grecia con 44 kg. L’Italia è sotto la media, con 149 kg pro capite per anno.
Ma va anche detto che il 67% degli italiani ha cominciato a ridurre gli sprechi, riciclando gli avanzi (59%), riducendo le porzioni (40%) e verificando le date di scadenza (38%). Sono questi i dati presentati da Coldiretti nell’ultimo Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio.