Embargo Russia, polvere di latte prodotta nel lombardo-veneto per salvare allevamenti e posti di lavoro
Un impianto per il latte in polvere per salvare le stalle italiane dal crollo dei prezzi e dall’embargo russo. “Ci servirebbe – ha argomentato Ettore Prandini, Presidente Coldiretti Lombardia – sia per gestire le eventuali eccedenze sul mercato sia per calmierare le speculazioni al ribasso in caso di boom delle importazioni dall’estero. In pratica si tratta di un airbag economico in più per gli allevamenti e per le migliaia di persone che lavorano nel settore”. Un impianto simile già opera in Piemonte – ha spiegato il presidente – e lavora oltre 180 mila tonnellate di latte all’anno, pari a circa l’8% del totale del latte che non viene destinato ai caseifici dei grandi formaggi Dop come ad esempio Grana e Parmigiano.
“Per piazzare il prodotto si dovrebbe lavorare su due fronti – ha detto Prandini – da una parte accordi di filiera con le industrie dolciarie per l’utilizzo del latte liofilizzato italiano nei loro prodotti, come sta già facendo la Ferrero in Piemonte grazie all’accordo con Coldiretti e gli allevatori. La seconda strada sarebbe invece quella di andare all’estero in paesi come ad esempio la Cina dove è in continua crescita la domanda di latte in polvere di alta qualità, come quello italiano”.
Per realizzare l’impianto, a favore del quale si è schierato anche l’assessore all’agricoltura della Lombardia Gianni Fava, servono circa 20 milioni di euro. “L’idea – ha affermato Prandini – è di creare una grande alleanza pubblico privata, coinvolgendo le regioni, il sistema degli allevamenti e i consorzi agrari, sull’asse lombardo veneto, in modo da soddisfare le esigenze di territori molto simili dal punto di vista agricolo e che insieme mungono ogni anno circa 5 milioni e mezzo di tonnellate di latte, la metà di tutto quello prodotto in Italia”.
Il polverizzatore sarebbe quindi la valvola di sfogo del mercato del latte quando la pressione al ribasso dei prezzi alla stalla diventa troppo forte e soprattutto quando le importazioni dall’estero tendono ad “annacquare” il valore del vero latte fresco italiano.