Il lupo torna nel Varesotto dopo 150 anni, analisi scientifiche condotte su esemplare travolto a Malpensa
Il lupo è tornato nei boschi del Varesotto, dopo oltre un secolo e mezzo di assenza. Il ritorno del grande predatore, in espansione anche sull’arco alpino dopo una pluridecennale risalita della dorsale appenninica, favorita tra l’altro dal progressivo abbandono dell’agricoltura di montagna, dalla conseguente riforestazione e dalla proliferazione delle prede, è ufficializzato dall’assessore provinciale all’Agricoltura e Gestione Faunistica di Varese, Bruno Specchiarelli. Che ha fatto esaminare da specialisti il corpo di un animale investito nel Comune di Somma Lombardo nella notte tra il 12 e il 13 novembre scorso.
La certificazione degli esami
Gli esami hanno certificato che l’animale investito sul territorio in cui è ubicato l’aeroporto della Malpensa era un lupo (Canis Lupus), anche se con ogni probabilità non faceva parte di un branco.
L’analisi del Dna effettuata dal Laboratorio di Genetica dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) ha confermato che si tratta di un lupo, appartenente alla popolazione italiana.
Gli approfondimenti
Ulteriori approfondimenti svolti in collaborazione con il Centro Conservazione e Gestione Grandi Carnivori e il Wildlife Biology Program, Departmentof Ecosystem and Conservation Sciences, dell’Università del Montana(Usa) hanno precisato che l’animale sarebbe originario dell’arco alpino occidentale.
Il ritorno del lupo in Liguria
Del ritorno del lupo, questa volta in Liguria, Arga Lombardia si è occupata con un post pubblicato lo scorso 10 febbraio.
Ultima segnalazione nel Varesotto
L’ultima segnalazione del lupo nel Varesotto dovrebbe risalire al 1844. Non c’è comunque univocità sulla data, poiché le cronache riportano sia avvistamenti di esemplari che il rinvenimento di impronte. Da oltre 200 anni non si vedeva nella zona di Somma Lombardo.
Se questo esemplare di lupo non avesse avuto la sfortuna di essere investito, probabilmente nessuno si sarebbe accorto della sua presenza. Il merito è anche degli agenti del Nucleo Faunistico della Polizia Provinciale, intervenuti subito dopo la segnalazione dell’investitore. Grazie alla loro formazione specifica in materia di fauna selvatica e conservazione dell’ambiente, hanno colto l’eccezionalità della situazione. Attivandosi quindi per coinvolgere i necessari canali istituzionali e tecnico-scientifici.
Presenze ‘storiche’
Il lupo, dunque, torna in territori che non calcava da molti decenni. Lo storico Mario Comincini, che nel 1991 ha pubblicato un libro dedicato alla storia del lupo nell’Italia settentrionale, riporta che nel 1462 le cronache segnalavano la presenza della specie a Sesto Calende.
Mentre nel 1792, quando i rivoluzionari francesi deponevano re Luigi XVI, veniva segnalata la presenza del grande predatore anche nel Comune di Somma Lombardo.
Esemplare maschio
“Solo oggi – afferma Specchiarelli – possiamo dire ufficialmente che si trattava di un esemplare maschio di circa due anni e mezzo. Prima abbiamo voluto avere la certezza e fatto effettuare una serie di esami da istituti specializzati. Si tratta, infatti, di una presenza che torna nella nostra provincia dopo quasi 150 anni. Anche se escludo la presenza di branchi e invito a non creare particolari allarmismi. Anzi, il rinvenimento dell’animale testimonia una certa qualità ambientale”.
Martinoli (Insubria): rinvenimento eccezionale
Per Adriano Martinoli, ricercatore dell’Università dell’Insubria, “si tratta certamente di un rinvenimento eccezionale, ma che non deve suscitare paure o inutili allarmismi, poiché non vi è traccia in tutta Europa di episodi che hanno coinvolti l’animale e l’uomo. In questo caso poi stiamo parlando di un unico esemplare e non di un insediamento di un branco stabile sul territorio. Con ogni probabilità questo lupo è arrivato qui seguendo il corridoio ecologico che corre lungo l’asse del Ticino e proviene dalla zona del Cuneese”.
Provincia: parte importante dell’ecosistema
La Provincia di Varese “si unisce a quanto già espresso dalla componente scientifica a livello nazionale, in particolare dall’Associazione Teriologica Italiana (che comprende tutti gli esperti di mammiferi a livello nazionale)”, e rammenta che il lupo, una specie rigorosamente protetta, “rappresenta una importante componente dell’ecosistema: posto al vertice della catena alimentare, è una presenza significativa per il mantenimento degli equilibri naturali degli ecosistemi di cui è parte”.
Ritorno sulle Alpi
Il ritorno del lupo sulle Alpi ha avuto inizio circa 20 anni fa, attraverso la Liguria e l’Arco Alpino occidentale italo-francese: i primi individui sono apparsi in area alpina, proprio sul confine con la Francia, nel 1987. I primi branchi sono stati segnalati sulle Alpi Marittime a partire dal 1992 e successivamente la specie si è spontaneamente mossa verso est, facendo la sua ricomparsa in zone della Francia, della Svizzera e della Lombardia da cui era assente da circa un secolo.
Le analisi genetiche condotte su esemplari ritrovati morti, come questo, e su campioni organici raccolti nell’arco di vent’anni hanno documentato il passaggio tra l’Appennino settentrionale e le Alpi di circa 8-16 individui fondatori.
Convivenza con l’uomo
Il futuro del lupo in Italia e in Europa, ricorda la Provincia, è strettamente dipendente e non può prescindere dall’instaurarsi di una positiva convivenza con l’uomo. È indubbio che la presenza della specie in un territorio può risultare conflittuale, soprattutto a causa dei danni che essa può causare all’allevamento. Occorre quindi mettere in campo azioni per la conoscenza e la conservazione della specie, per la prevenzione dei danni al bestiame e per l’attuazione di un regime di coesistenza stabile tra lupo ed attività economiche.
Cagnolaro: esiste il lupo predatore
Come spiegava Luigi Cagnolaro, già direttore del Museo di Storia Naturale di Milano, ”non esiste né il lupo buono né il lupo cattivo. Esiste il lupo predatore, che deve poter vivere in armonia con il suo ambiente. Sta a noi garantirglielo. Ciò in accordo con le nostre ragionevoli esigenze, anche per la miglior qualità della vita. Di cui la presenza del selvatico sarà una significativa componente”.