Latte: da Regione 60.000 euro per aflatossine,su prezzo Fava teme rivolte produttori
La Giunta regionale ha approvato su iniziativa del presidente Roberto Maroni e dell’assessore all’Agricoltura Gianni Fava, il ‘Piano regionale straordinario di sorveglianza del rischio aflatossine nella catena alimentare di produzione del latte e dei prodotti a base di latte‘.
Con uno stanziamento di 60.000 euro, destinati all’Istituto Zooprofilattico, vengono così attivate procedure operative straordinarie per la prevenzione e la gestione del rischio contaminazione da aflatossine nella filiera lattiero-casearia e nella produzione del mais destinato all’alimentazione umana e animale.
Inoltre, il piano regionale straordinario di sorveglianza del rischio aflatossine stabilisce misure sanitarie specifiche e straordinarie per gestire questo rischio e prevede attività che diventano ‘prioritarie’ rispetto agli altri interventi in capo alle Ats lombarde.
Il provvedimento si è reso necessario poiché l‘andamento meteorologico della seconda metà del 2015 ha creato le condizioni climatiche che favoriscono il rischio di contaminazione.
Nello specifico, Regione è impegnata ad abbattere le probabilità di rischi nella catena alimentare, per garantire il consumatore rispetto alla qualità e alla sicurezza dei nostri prodotti. Per questo, anche a seguito delle indicazioni del Ministero, sono state attivate le ‘Procedure operative straordinarie per la prevenzione e la gestione del rischio contaminazione da aflatossine nella filiera lattiero-casearia e nella produzione del mais destinato all’alimentazione umana e animale, a seguito di condizioni climatiche estreme’.
Il limite massimo per Aflatossina M1 nel latte, fissato dalla normativa europea, è pari a 0,050 microgrammi/kg, superato il quale non è possibile l’ammissibilità al consumo umano né la commerciabilità del latte. Pertanto, in considerazione della alta tossicità dell’Aflatossina M1 si ritiene necessario stabilire, per il latte, un livello di attenzione di 0,040 microgrammi/kg al fine di consentire interventi efficaci prima che il latte rappresenti un rischio per la salute del consumatore.
Per la ricerca di Aflatossina M1 nel latte, per i controlli aggiuntivi previsti dal Piano, viene consentito l’utilizzo di test rapidi immunoenzimatici come test di screening, che si affiancheranno ai regolari controlli definiti sia delle aziende di produzione che degli impianti di trasformazione.
Vengono previste attività di assistenza agli operatori e/o alle associazioni dei produttori per formarli e sensibilizzarli alla problematica, in particolare per quanto riguarda l’approvvigionamento, lo stoccaggio e l’uso degli alimenti per gli animali e delle relative materie prime nella filiera lattiero-casearia. Vengono inoltre introdotti controlli sulle partite di latte provenienti dall’estero.
Sul tema delicato del prezzo del latte è intervenuto l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, al termine del Tavolo convocato oggi a Mantova per fare il punto della situazione sui volumi degli esuberi di latte, il cui ritiro ad oggi non sarebbe confermato a partire già da venerdì 1° aprile, data di avvio dell’annata lattiero casearia 2016-2017.
“Stiamo lavorando – ha spiegato Fava – affinché la filiera assorba un esubero di circa 2.800 quintali al giorno, pari allo 0,6% della produzione di latte della Lombardia. La situazione è molto complessa, perché i mancati ritiri da venerdì metteranno in crisi diverse aziende zootecniche”. A prendere parte all’incontro convocato dall’assessore Fava, le organizzazioni agricole, Assolatte, l’Aop Latte Italia e le organizzazioni di produttori, i consorzi di tutela del Grana Padano e del Parmigiano-Reggiano.
“Auspico che già domani la filiera possa presentare proposte operative di immediata applicazione – ha dichiarato Fava – perché temo conseguenze di ordine pubblico. Alcuni allevatori invitano a boicottare i marchi di alcune multinazionali con sede fra Lombardia ed Emilia-Romagna e il livello di esasperazione è pronto a esplodere. L’allerta è dunque massima, ma Regione Lombardia è pronta a farsi carico della propria parte”.
“La situazione – ha ripetuto Fava – si è acuita con l’aumento della produzione lattiera degli ultimi mesi, incentivata anche dalle illusioni create dal contratto trimestrale benedetto dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina e dai suoi supporter”.
“La verità – ha proseguito Fava – invece è un’altra: il centesimo promesso dal Mipaaf non corrisponde a quanto elargito nei fatti, almeno ai pochi fortunati beneficiari che hanno ricevuto la lettera di comunicazione di un annuncio risalente a novembre”.
“Oggi dobbiamo fare i conti con un ministro non all’Agricoltura, ma all’Economia – ha concluso Fava -. Un ministro sempre più calato nel ruolo di banchiere, totalmente disinteressato a risolvere i problemi degli agricoltori. Non basta promettere soldi a chi è in difficoltà, perché senza redditività qualsiasi moratoria è inutile, serve solo a gettare del fumo negli occhi”. “L’Assessorato all’Agricoltura della Lombardia, che produce il 42 per cento del latte nazionale – ha specificato Fava – si è fatto carico in modo concreto di un problema che, tra prezzi non remunerativi e mancati ritiri, rischia di far entrare il settore lattiero caseario in una crisi senza ritorno, aspetti trascurati non solo a Roma, ma anche da qualche nocivo politico locale”.
L’azione di Regione Lombardia nella collocazione del prodotto a rischio di non ritiro dal 1° aprile non potrà essere diretta, ma di mediazione tra le parti economiche che partecipano al tavolo. “Regione Lombardia agira’ direttamente nelle scelte di programmazione delle politiche regionali e comunitarie – ha detto ancora Fava – perché i fondi della Programmazione di sviluppo rurale 2014-2020 saranno orientati a quei soggetti del mondo della trasformazione che garantiranno la crescita e la tenuta della filiera lattiero casearia lombarda e nazionale“.