Nevediversa in difesa della Valmalenco, nel week end in Val Brembana
Ennesimo attacco, difesa anche on Nevediversa. Ospita la più alta vetta della Lombardia, con ghiacciai famosi in tutto il mondo, eppure il massiccio del Bernina rischia di essere investito da una colata grigia di cemento per far posto a nuovi impianti di risalita, favolistici tunnel Italia-Svizzera e campi da golf a 2000 metri di quota.
Proposta già bocciata con la bandiera nera
Opere contenute nella ‘Bozza di Protocollo di Intesa’, il progetto di sviluppo turistico ‘Valmalenco 2015’, già ‘bocciato’ con la bandiera nera della ‘Carovana delle Alpi’ di Legambiente. Si tratta infatti dell’ennesimo assalto alla montagna. Gestito con totale spregiudicatezza e disinteresse per il valore ambientale di uno dei paesaggi più importanti della nostra regione. E che andrebbe tutelato e non venduto a pezzi per alzare il valore delle seconde case di montagna.
La firma sulla proposta
La proposta, redatta dalla ‘Società Funivia al Bernina’, è stata presentata al Comune di Chiesa e poi configurata nella forma di protocollo d’intesa. Per denunciare questa grave emergenza Legambiente ha presentato le proprie osservazioni al progetto in una conferenza stampa. Cui hanno partecipato Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia, Ruggero Spada e Giovanni Bettini, responsabili provinciali dell’associazione del Cigno verde.
Modello che non regge
“Si insiste su un modello di sviluppo turistico che non regge alla prova dei tempi – questo uno dei commenti degli ambientalisti – A indicare la situazione generale del settore dello sci alpino sono recentemente arrivati i bilanci delle società di impianti di risalita: in provincia sono tutte in rosso. Eppure in questo contesto di profonda crisi di un modello di attrattività basato solo sullo sci, in Valmalenco si pensa ancora di sviluppare il turismo sulle quote glaciali del versante settentrionale del Gruppo del Bernina realizzando una trama di strade, sistemi di piste e impianti che salgono sulle cime, da nuovi insediamenti e strutture sportive fuori contesto”.
Rischio cemento
A essere invasa dal cemento rischia di essere larga parte del massiccio del Bernina. Mettendone a rischio le sue eccezionali qualità ambientali e paesaggistiche. Ovvero quel che avrebbe dovuto costituire la parte fondamentale di un Parco Regionale. L’idea osteggiata dagli operatori economici che purtroppo non si è concretizzata, lasciando senza difese queste vette.
Contrasto con il PTCP vigente
Inoltre gli interventi previsti sono in contrasto con i contenuti del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) e con molti Piani di Governo del Territorio dei Comuni interessati. Che dovrebbero attuare delle variazioni per consentire lo sviluppo del progetto.
Le opere sulla carta
Tra le opere previste nel Protocollo ci sono un tunnel stradale tra Valmalenco e la Val di Fex in Svizzera. Impianti sciistici sui ghiacciai, collegamenti diretti con l’Engadina. Una funivia sul Pizzo Gluschaint (m 3.594) con piste sul ghiacciaio della Val Roseg. Un collegamento con l’impianto Corvatsch e piste da Musella. E ancora un polo turistico con impianti a Franscia. Una pista di rientro che scende dal Palù a Vassalini (partenza della Funivia). E, per non farsi mancare nulla, anche degli impianti di golf sugli alpeggi Alpe Palù e Alpe Campolungo.
Fantascienza
“Alcuni interventi hanno sapore di fantascienza – dichiarano i responsabili provinciali di Legambiente -. Non sono questi i giorni migliori per chiedere finanziamenti pubblici. Il progetto reso pubblico oggi infatti si apre in una fase particolarmente critica per la Valmalenco e in generale per la montagna. Sia per il generale indebitamento degli impianti di risalita sia per l’andamento del mercato immobiliare, rilevante in una valle imbottita di seconde case invendute. Forse gli stessi proponenti del progetto sperano che le fantasmagoriche prospettazioni servano a sollevare un poco l’afflosciarsi dei valori delle migliaia di residenze turistiche”.
Protocollo pericoloso
Ma i contenuti del protocollo d’intesa sono pericolosi anche per gli impatti ambientali che ne deriverebbero e per costi che implicano. Si pensi, a esempio, all’enorme quantità d’acqua necessaria per l’innevamento della prevista ‘pista di rientro’ che scenderebbe fino a una quota intorno ai mille metri. Inoltre viene anacronisticamente riprodotto un modello basato principalmente sullo sci, che richiede elevatissimi investimenti. Intervento particolarmente a rischio dato il declino di questa pratica sportiva. E che dimostra di non sapersi mantenere in modo autosufficiente.
Nevediversa
Una diversa qualificazione dell’offerta turistica della montagna lombarda è quanto da tempo chiede Legambiente, con la sua Carovana delle Alpi e con gli appuntamenti invernali di Nevediversa.
“Dalla Val Masino ai monti lariani e alle Orobie, abbiamo fatto il pieno di partecipanti a iniziative che domandano una diversa fruizione dei valori naturali e culturali di valli e borgate – dichiara Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia – abbiamo potuto toccare con mano, con Nevediversa e non solo, il successo di formule turistiche che valorizzano tutte le stagioni, rinunciando all’invadenza di cemento e infrastrutture, praticando il rispetto degli spazi naturali e degli equilibri del paesaggio montano. Menù tipici in piccoli borghi, escursioni con le ciaspole, osservazioni notturne della volta stellata, visite di aree protette, danze popolari. Sono gli ingredienti poveri di un piatto ricco, quello di un turismo sempreverde, l’esatto contrario delle colate di cemento il cui destino è, inevitabilmente, la svalutazione del territorio”.
Il prossimo appuntamento di Nevediversa è per il week end del 9 e 10 marzo sulle cime bergamasche con l’appuntamento ‘A spasso per Ornica’, alla scoperta di un piccolo borgo dell’alta Val Brembana la cui formula turistica è quella dell’albergo diffuso, che mette a disposizione degli ospiti le case del centro storico. Senza un metrocubo di cemento in più.