Olio made in Italy: modifiche a regolamento Ue, per Confai un passo avanti ma occorre incentivare investimenti dei frantoiani
Commenti moderatamente positivi da Confai, la Confederazione degli Agromeccanici e Agricoltori Italiani, per l’adozione da parte delle autorità di Bruxelles di una serie di modifiche al regolamento europeo n. 29/2012, relativo alle norme di commercializzazione e all’etichettatura dell’olio d’oliva.
ETICHETTA TRASPARENTE – La Commissione europea ha finalmente dato il via libera definitivo alla regolamentazione sulla trasparenza delle informazioni in etichetta per gli oli di oliva, con il quale sarà possibile verificare con maggiore facilità nella parte frontale della bottiglia le caratteristiche dell’olio e la sua origine.
PIU’ SICURE LE BOTTIGLIE USATE NELLA RISTORAZIONE – Si tratta di un risultato importante che ha visto l’Italia tra i più attivi promotori di questa norma. Per quanto riguarda, poi, le bottiglie destinate alla ristorazione, la Commissione ha assicurato che gli Stati membri possono stabilire norme a livello nazionale che dispongano l’uso obbligatorio di sistemi di chiusura che ne impediscono il riempimento dopo l’esaurimento del contenuto e che pertanto, una volta aperte, le confezioni non saranno più riutilizzabili.
E’ quanto si dispone con l’approvazione da parte del Comitato di gestione delle organizzazioni comuni dei mercati (OCM), riunitosi nei giorni scorsi a Bruxelles, con 283 voti a favore e 69 astensioni.
NUOVE REGOLE DAL 13 DICEMBRE 2014 – Il nuovo regolamento si applicherà a partire dal 13 dicembre 2014, contemporaneamente al regolamento 1169/2011. Con la modifica approvata le informazioni in etichetta dovranno essere riportate obbligatoriamente nello stesso campo visivo principale e in un corpo di testo omogeneo, utilizzando caratteri di dimensioni già fissati dal regolamento (CE) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori. Un interessante articolo dedicato a come gli oli con marchi storici italiani abbiano perso la piena titolarità del “made in Italy” è stato pubblicato sul sito www.etichettopoli.com
NORME OFFRONO PIU TUTELA AL MADE IN ITALY – “Le nuove norme per un’etichettatura che contenga un’informazione più trasparente e uguale in tutta Europa – commenta il presidente di Confai, Leonardo Bolis – vanno nella direzione di tutelare il consumatore e di garantire la lealtà della concorrenza, aspetti destinati senz’altro a far emergere la valenza dei prodotti italiani, da sempre caratterizzati da una qualità superiore”.
PROSSIMO PASSO ARMONIZZARE DISPOSIZIONI PER COMMERCIALIZZAZIONE – Nondimeno per Confai vi sono ancora molti passi avanti da compiere per una più equa tutela del comparto. “Tra i settori più tipicamente mediterranei della nostra agricoltura – osserva Bolis – l’olivicoltura è tra quelli che hanno vissuto un 2013 denso di difficoltà. Si tratta infatti di un comparto che a livello internazionale, non solo europeo, sta combattendo da tempo una dura battaglia per ottenere una completa armonizzazione delle norme di commercializzazione. Queste ultime, infatti, troppo spesso penalizzano le produzioni di elevata qualità dell’olio ‘Made in Italy’ sui mercati esteri”.
Peraltro, il settore olivicolo del nostro Paese, per poter competere con gli agguerriti concorrenti presenti sulla scena internazionale, necessiterebbe anche di nuovi interventi di carattere strutturale, così da ammodernarsi e ridurre i propri costi di produzione, spesso neppure coperti dai bassi prezzi della materia prima.
AGLI OLIVICOLTORI PARTE RISORSE PSR – “Se i frantoiani – fa notare Giancarlo Ballerini, coordinatore della sezione Frantoiani di Confai e presidente di Aemaf Grosseto – potessero godere di una piccola parte delle risorse previste dai Piani di sviluppo rurale per gli investimenti in agricoltura, sarebbero ben disposti a migliorare ulteriormente le strutture che puntualmente mettono al servizio degli olivicoltori con un’immediata ricaduta positiva a carico delle imprese agricole, soprattutto di quelle piccole e medie, che si tradurrebbe in minori costi e in una maggiore competitività dell’intera filiera dell’olio sullo scenario internazionale”.