Si conclude oggi al Palazzo delle Stelline di Milano la seconda edizione dell’ Olio Officina Food Festival, il grande happening sui condimenti ideato e diretto dall’oleologo e scrittore Luigi Caricato.
Dal fermento culturale di una Lombardia sempre più attenta alla qualità negli acquisti e nei consumi, orientati in maniera virtuosa verso o buoni extra vergini – dal 100% italiano alle produzioni a denominazione di origine Dop e Igp – nasce un movimento culturale dalla forza straordinaria per rimettere al centro i condimenti in Italia.
Si apre così una nuova strada per interpretare e restituire ai condimenti un ruolo chiave nell’ambito alimentare. “Il condimento – sostiene Luigi Caricato – diventa un ingrediente fondamentale e determinante, perché consente non soltanto di esaltare gli altri alimenti, ma diventa egli stesso un alimento funzionale, decisivo nella buona riuscita di una dieta”.
Tanti focus
Tanti i focus su temi chiave. Vastissimo il programma. Dall’area strettamente legata agli usi dei condimenti – con la presenza di chef e maestri di cucina, biochimici, nutrizionisti e oleologi – a conferenze e laboratori per bambini. E ancora dalla via salutistica e del benessere alla via olistica propriamente detta. Nonchè dall’analisi storica e antropologica a quella culturale in senso stretto, fino a giungere a considerare i territori della letteratura e della sociologia. E per concludere anche design ed economia, fino a concentrarsi con grande attenzione sull’analisi sensoriale e sui valori del paesaggio.
Ultima giornata
Chiunque ha potuto e può ancora – fino a questa sera in tutte le sale del Palazzo delle Stelline – confrontarsi con le produzioni olearie d’eccellenza. Ovvero quelle prodotte in ogni angolo del mondo. Oltre che in ogni angolo dell’Italia tutta, nelle sue distinte anime regionali.
Assaggiatori
Innovativo il tecnologico oil bar del futuro gestito e ideato dalla storica Organizzazione nazionale assaggiatori olio d’oliva, l’e-taster.
Attenzione alle donne
La seconda edizione di Olio Officina Food Festival, sul filone anticipato dalla FAO, pone particolare attenzione sulle donne. E lo fa andando alla ricerca del ‘lato femminile dell’olio e del cibo’. Sì, perché le donne stanno assumendo un ruolo chiave e determinante nella svolta orientata alla qualità delle produzioni, oltre che al modo di presentare il prodotto e di comunicarlo. Anche un altro storico sodalizio era infatti presente a Milano, con le sue ‘adepte oliandole’. Ovvero l’associazione nazionale delle ‘Donne dell’Olio’.
L’olio nelle cucine del mondo
Ampio spazio è stato dato all’olio nelle cucine del mondo, con l’esperienza della nouvelle fusion cuisine italiana a cura dello chef Gianfranco Chiarini, da Amburgo, con il suo The New Renaissance of Italian Fusion Cuisine. E poi, tra gli chef Antonella Ricci e Vinod Sookar. Con i quali si è considerata la cucina salentina e creolo-mauriziana. Con l’olio che, ovviamente, unisce le varie cucine del mondo.
Roberto Rossi ha, quindi, affrontato le influenze dell’olio denocciolato in cucina. Mentre Gaetano ‘Tano’ Simonato, invece, ha puntato i riflettori sugli oli da olive nella preparazione dei dolci. Quindi le sorelle Viviana Varese di Alice e Antonella Varese di Dalie e Fagioli, hanno preso in considerazione l’olio e la via della leggerezza. Discettando di pesce di mare e pesce di lago, in dialogo tra loro per raccontare la propria esperienza. Nonchè per spiegare punto per punto le dinamiche evolutive del loro modo di far cucina.
Determinante, infine, l’apporto di Jeanne Perego, ovvero la prima insalatologa della storia. Che ha presentato il suo ultimo volume edito da Mondadori.
Marchesi
A chiudere Olio Officina Food Festival sarà quest’anno chi lo ha aperto alla prima edizione, ovvero il maestro Gualtiero Marchesi. Il quale presenterà il “Codice Marchesi”. Un momento centrale, utile per la riflessione. Perché la ricetta, fatta e letta a dovere, è, senza mezzi termini, una voce d’enciclopedia in cui si può trovare tutto. Ovvero geografia, clima, storia, tradizione oltre e soprattutto all’estro collettivo e individuale. Ed ecco dunque, da qui, il rapporto tra bello e buono. Il culto, ma non la tirannia della tecnica. E, quindi, la dedizione nei confronti della materia in cui riconoscere la filosofia delle forme. Senza dimenticare il cammino verso la purezza e, infine, l’eleganza contrapposta al lusso.