Reati agroalimentari,disciplina penale va rivista
Rivedere la disciplina penale dei reati agroalimentari, fenomeno che, grazie anche alla disponibilità di nuove tecnologie, si sta sempre più diffondendo. Contraffazioni e frodi alimentari sono diventate un vero e proprio business criminale, le cui sanzioni non sono più adeguate rendendo necessario un sistema punitivo più severo.
Il compito di elaborare proposte di riforma in tema di reati agroalimentari è stato assegnato mesi fa dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ad una commissione ministeriale, presieduta dall’ex magistrato Giancarlo Caselli, che sta per presentare le proprie conclusioni.
Un anticipo di queste proposte è stato presentato venerdì 25 settembre in un dibattito ospitato nella Sala Napoleonica dell’Università degli Studi di Milano, organizzato dall’Università stessa e dall’Associazione Laureati in Giurisprudenza dell’Ateneo milanese con la collaborazione dell’INDICAM (Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione, Expo 2015 e UAE (Union des Avocats Europeene) e con la partecipazione dei più qualificati esperti del settore (giudici, avvocati, ricercatori di diritto penale e membri della commissione stessa).
Avvelenamento di acque e sostanze alimentari; adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari; commercio di sostanze alimentari contraffatte o adulterate; commercio di sostanze nocive; vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine. Questi i reati attualmente previsti dal codice penale (artt. 439, 440 442, 444, 456), reati perseguibili d’ufficio, che non necessitano quindi di denuncia o querela. L’avvocato Giacomo Gualtieri, del Foro di Milano (Studio legale Bana), esperto del settore e relatore al dibattito all’Università milanese, spiega alcuni aspetti rilevanti delle linee di riforma.
“La novità più rilevante per quanto riguarda il fenomeno delle frodi alimentari che emerge dalle indicazione della commissione – afferma Gualtieri – consiste nella previsione di una nuova figura criminosa, la cosiddetta ‘agropirateria’, che colpisce la vendita di prodotti alimentari accompagnata da falsi segni distintivi o da marchi di qualità contraffatti, attraverso attività effettuate da vere e proprie ‘holding della frode’ in maniera sistematica”.
Per l’avv. Gualtieri (“e questa a mio avviso – afferma – è un’altra importante novità”) le proposte della commissione attribuiscono grande rilevanza e attenzione ai prodotti biologici. “Viene prevista, infatti – aggiunge – una specifica aggravante nel caso in cui prodotti biologici vengano presentati come tali mentre in realtà non lo sono“.
“A me sembra – conclude l’avvocato – che gli interventi proposti, oltre che tutelare le imprese oneste che operano nel rispetto della legalità nel settore, vadano nella direzione, rispetto alla legislazione precedente, di una maggiore attenzione, di un maggior occhio di riguardo nei confronti del consumatore e della salvaguardia della sua salute dall’inganno delle frodi”. Non va dimenticato, a questo proposito che gli “affari” delle agromafie hanno causato nel 2014 15,4 milioni di danni, senza contare i 60 miliardi annui di danno che i prodotti italiani subiscono a causa di falsificazioni e contraffazioni sui mercati esteri di tanti prodotti del made in Italy.