Suini: dalle Fiandre batteri “buoni” per abbattere le emissioni di ammoniaca, reportage di Sabrina Pinardi inviato Arga Lombardia
dall’inviato Arga Lombardia Liguria*
Sabrina Pinardi
(Herenthout/Anversa, Belgio) Non tutti i batteri vengono per nuocere. Una dimostrazione arriva da Herenthout, un villaggio belga della Provincia di Anversa, nelle Fiandre.
A dirlo non è un laboratorio chimico, che pure ha un ruolo in questa storia, ma l’allevamento intensivo di suini di Alfons Gios e famiglia, che utilizza una particolare categoria di batteri (top secret la composizione) per abbattere le emissioni di ammoniaca.
BATTERI PER ABBATTERE EMISSIONI AMMONIACA – Parecchi studi hanno dimostrato che, qui nelle Fiandre, il 93% di queste emissioni è causato dall’agricoltura: nel 2004, il governo fiammingo, per correre ai ripari, ha quindi deciso che ogni nuova stalla avrebbe dovuto essere progettata per ridurre del 50% (rispetto allo standard medio) le emissioni. E passare, nel caso dei maiali, da 3 a 1,4 chilogrammi di ammoniaca per animale per anno. Le leggi sull’ambiente prevedono già una lunga serie di tecniche tra cui scegliere: tra queste la separazione dell’urina dalle feci, oppure l’installazione di grossi depuratori per l’aria.
CHI HA SCOMMESSO SU QUESTA TECNICA – I batteri buoni di Gios non sono contemplati nell’elenco, ma potrebbero rientrarvi in futuro, grazie alla sua determinazione e all’aiuto che ha ricevuto dall’Innovation support center for agriculture and rural development.
La tecnica consiste nell’aggiungere i batteri al liquame in vasche di deposito poco profonde, posizionate sotto il pavimento della stalla, che vengono svuotate ogni quattro mesi lasciando soltanto 4 centimetri di materia organica per consentire ai batteri di proseguire con il loro lavoro. Il tempo di permanenza è minore rispetto a un normale deposito e questo già facilita la diminuzione delle emissioni inquinanti. I batteri, poi, reagendo con il liquame, ne modificano le caratteristiche.
COME FUNZIONA – Attraverso il processo di nitrificazione, infatti, l’ammoniaca viene ossidata, ottenendo nitrati e nitriti. Il sistema è facile da realizzare e molto più economico rispetto alle tecniche ufficiali: i batteri costano circa 400 euro l’anno (devono essere sostituiti tutti gli anni, o una volta ogni due anni, perché l’uso degli antibiotici neutralizza il loro effetto), poca cosa rispetto alla costruzione di stalle dotate di grandi depuratori dell’aria, che, tra l’altro, hanno un consumo di energia quattro volte più grande.
I CONTRIBUTI E I PARTNER DELL’INIZIATIVA – “Ma per far sì che questo sistema sia incluso nella lista – spiega Stijn Bossin dell’Innovation center – dobbiamo dimostrarne l’efficacia, e le analisi sono molto costose”. Per questo Gios e Bossin hanno dovuto cercare dei finanziamenti, ottenuti grazie alla partecipazione al progetto di due istituti di ricerca, Ilvo e Vito. I due terzi del costo dell’esperimento (150 mila euro) sono stati coperti da Prodem, un programma finanziato dai fondi europei per lo sviluppo regionale e dal governo fiammingo, e dalla Provincia di Anversa, che a sua volta ha utilizzato fondi dell’Unione Europea. Proprio l’Europa, del resto, sta puntando su questo modo di fare innovazione, attraverso gruppi di lavoro che mettono insieme aziende, enti pubblici, agricoltori e ricercatori, in grado di accedere ai fondi comunitari.
INNOVAZIONE, PAROLA D’ORDINE DELLA NUOVA PAC -Nella nuova Pac, l’innovazione avrà un ruolo centrale (4 mila miliardi di euro saranno stanziati per la ricerca in agricoltura), ma altri fondi arriveranno attraverso progetti di gruppo, che ogni singolo Paese dovrà decidere, però, come adattare alle esigenze nazionali.
I RISULTATI RAGGIUNTI – Ottenuti i fondi, nell’estate del 2011 il progetto è partito. Da allora, le emissioni d’ammoniaca della fattoria della famiglia Gios, che alleva, in media, tremila maiali l’anno (ogni capo ha circa quattro mesi di vita), sono state misurate due volte. I risultati sono incoraggianti ma non ancora sufficienti a convincere il Governo fiammingo: c’è stato sì un calo (2,5 chilogrammi di ammoniaca per maiale all’anno anziché 3), ma non del 50% come richiesto dalla normativa.
I TEST PROSEGUONO – Nei prossimi mesi, tuttavia, i test proseguiranno. “Non ci arrendiamo – spiega Alfons Gios -, anche perché speriamo che i ricercatori continuino a lavorare su questo progetto e altre aziende entrino nella sperimentazione”. Non soltanto allevamenti di suini: “Ci sono aziende con vacche da latte – aggiunge Bossin – che spruzzano i batteri nelle stalle con un sistema di sprinkler”.
* Primo di una serie di servizi realizzati in occasione del press tour promosso e organizzato dalla Direzione Generale Agricoltura e Sviluppo Rurale della Commissione Europea con l’obiettivo di conoscere la nuova PAC ed il Partenariato Europeo per l’Innovazione e incontrare gli uffici stampa di tre istituzioni correlate.
Con Roger Waite, portavoce del Commissario Europeo Dacian Cioloș è stato programmato un viaggio nelle Fiandre per conoscere due allevamenti “innovativi”, uno di capre ed uno di suini, oggetto di questo reportage.