Suona italiano, ma è contraffatto. Expo 2015 occasione per tutelare il Made in Italy
Tutelare la qualità italiana per garantire il futuro del Made in Italy. Combattere le sofisticazioni e le frodi che vanno sotto il nome di “Italian sounding” e favorire la qualità e i prodotti tipici legati al territorio e alle sue eccellenze. Con queste premesse il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, nel corso della manifestazione “Verso Expo 2015” alla Villa Reale di Monza, ha sottolineato la grande occasione rappresentata dall’Esposizione Universale 2015 e l’impegno irrinunciabile a cui sono chiamate tutte le regioni.
“Expo è una grande opportunità”, ha detto Maroni, “e sarà l’unico appuntamento del genere nei prossimi 25 anni in Europa. Per noi c’è una grande responsabilità, ci saranno ricadute positive se lavoreremo bene, sul fronte del turismo e della valorizzazione di tutti i territori”.
“Sul tema della contraffazione”, ha poi ricordato il presidente, “Regione Lombardia ha realizzato il documento strategico che dovrà essere diffuso agli oltre 130 Paesi partecipanti all’evento. Il nostro deve essere un impegno forte a contrastare la contraffazione in termini di vantaggio economico per le nostre imprese”.
Il documento, condiviso da tutti gli attori che hanno partecipato alla Tavola Rotonda – il generale Cosimo Piccino, comandante generale dei Nas, Antonio Politi, presidente Confederazione Italiana Agricoltori Lombardia, Giuseppe Giove, comandante Corpo Forestale dello Stato per Lombardia ed Emilia Romagna, Ettore Prandini, presidente Coldiretti Lombardia, Francesca Arra, rappresentante del Segretariato generale del Consiglio nazionale Anticontraffazione in seno al Ministero per lo Sviluppo Economico, e Antonio Boselli, presidente Confagricoltura Lombardia – sarà alla base dell’‘Expo tour’ previsto a settembre per lanciare l’iniziativa e tracciare le linee guida che impegnino i Paesi europei nella lotta alla contraffazione alimentare.
Basti pensare che l‘Italian sounding pesa attualmente sulle potenzialita’ del nostro export per oltre 60 miliardi di euro (6 mld di contraffazione e 54 mld di italian sounding), quasi 3 volte il valore dell’export annuo.
“Se il tema della sicurezza e della sostenibilità alimentare è uno dei temi contenuti nel documento strategico di Expo“, ha ricordato bella stessa sede l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava, “questo obiettivo può coincidere con la messa a punto di strumenti per la tutela del made in Italy alimentare. Perché Expo deve essere uno strumento culturale e in giro per il mondo si deve affermare il principio del rispetto del brand italiano”.
“In passato attività di tutela delle nostre specificità”, ha proseguito l’assessore, “hanno incontrato difficoltà a livello europeo, perché oltre a noi, Francia e Spagna, non ci sono altri Paesi particolarmente interessati a difendere produzioni tipiche. Come Lombardia abbiamo, invece, l’obbligo di attivare questo processo, rappresentando il 14% del primario e il 20% dell’agroalimentare complessivo. Nessuna forma di protezionismo né volontà di accrescere il carico burocratico per le aziende. Tocca a noi coinvolgere gli attori internazionali per arrivare a un sistema di norme che diventi manifesto da sottoscrivere in occasione di Expo. Un manifesto che sia quindi adottato da paesi diversi. Per arrivare a tutelare il nostro patrimonio come merita”.
Il comandante dei Nas, Cosimo Piccinno, ha messo inoltre in evidenza come nell’agroalimentare coesistano anche interessi criminali. “Investendo un euro”, ha spiegato il Comandante, “si può arrivare a profitti molto superiori, da 5 a 60 volte tanto. Questo ci deve mettere in guardia. Il contraffatto, al di là dell’italian sounding, lo fa chi deve guadagnarci molto. E lo fa in maniera igienico-sanitaria non adeguata”.
Le proposte? Un esperto qualificato presso le ambasciate per certificare i flussi di prodotti veri e contraffatti e informare il ministero. Monitoraggi simultanei nei paesi europei propedeutici a un piano comunitario di sicurezza e qualità agroalimentare.
Perchè si possano applicare le norme a livello di leggi sulle frodi in modo omogeneo, occorre pensare a un testo unico a livello comunitario improntato su condivisi criteri delittuali e a tutela della salute del consumatore. La difesa dell’agroalimentare deve procedere in parallelo alla tutela dei diritti della persona, pensando seriamente a qualcosa che difenda marchi e salute delle persone contro chi progetta disegni criminosi.
Fondamentale è una politica più attenta a quello che viene commercializzato all’interno della Ue. Per questo diviene centrale il ruolo di Expo 2015. Se il tema è l’alimentazione legata alla certezza dell’origine e della tracciabilità dei prodotti, Expo può essere l’occasione giusta per lanciare l’obbligo di citare sulle etichette l’origine dei prodotti alimentari. Un passaggio, pare, che i Paesi del Nord Europa sono i primi a non volere.
“Le regole italiane per la tutela della salute dei cittadini anche nell’alimentare sono corrette ed è importante che siano prese in considerazione nella lotta alla contraffazione”, ha fatto eco Antonio Boselli, presidente Confagricoltura Lombardia. “Senza etichettatura chiara”, ha proseguito, “con un solo logo che identifichi il prodotto italiano, il Made in Italy non può essere tutelato. Leggi a parte, occorre coinvolgere di più la grande distribuzione su un tema della selezione dei prodotti in vendita. Ma spesso è proprio questa che permette la diffusione di prodotti di qualità differenti per una questione di prezzo, che in questo momento critico diventa elemento discriminante nella scelta da parte del consumatore”.
“Per difenderci dalle sofisticazioni”, ha concluso Boselli, “è essenziale collaborare con il mondo della ricerca. Expo sarà, quindi, anche un’occasione per i visitatori che andranno ad assaggiare i prodotti italiani proprio dove sono realizzati”.
Ad oggi, l’assoluta maggioranza di prodotti contraffatti confiscati in Europa proviene dalla Cina (quasi il 73% del totale dei beni confiscati). La contraffazione, tuttavia, non proviene solo dai Paesi extraeuropei: la Ue e le amministrazioni nazionali stanno attivamente indagando sull’ampiezza di questa ‘industria’ dei falsari anche all’interno dell’Unione Europea, dove è radicata e ben sviluppata.